Le comunità energetiche rinnovabili (CER) rappresentano una svolta fondamentale verso un futuro più sostenibile e democratico nella gestione delle risorse energetiche. Le CER permettono ai cittadini, alle imprese e agli enti locali di produrre, consumare e condividere energia rinnovabile, contribuendo attivamente alla transizione energetica e alla mitigazione del cambiamento climatico. Un processo necessario, considerato il nuovo e più ambizioso obiettivo climatico annunciato dalla Commissione Europea il 6 febbraio 2024: ridurre le emissioni nette di gas serra del 90% entro il 2040 (rispetto ai livelli del 1990). In questo articolo vediamo quali sono le comunità energetiche, la loro crescita in Italia e nel mondo, la normativa aggiornata alla luce dell’attesissimo Decreto CER in vigore dal 24 gennaio 2024 e gli incentivi disponibili per promuoverne lo sviluppo.
Cosa sono le comunità energetiche rinnovabili (CER)
Secondo la definizione data dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (MASE), una CER è un insieme di cittadini, piccole e medie imprese, enti territoriali e autorità locali, incluse le amministrazioni comunali, le cooperative, gli enti di ricerca, gli enti religiosi, quelli del terzo settore e di protezione ambientale, che condividono l’energia elettrica rinnovabile prodotta da impianti nella disponibilità di uno o più soggetti che si sono associati alla comunità.
Ma come funzionano esattamente? All'interno di una Comunità Energetica Rinnovabile (CER), l'energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili - ad esempio, pannelli solari fotovoltaici, turbine eoliche, piccoli impianti idroelettrici, impianti a biomassa - può essere distribuita e condivisa da produttori e consumatori situati nello stesso ambito geografico. Ciò è reso possibile attraverso l'utilizzo della rete di distribuzione elettrica nazionale, che facilita la condivisione virtuale dell'energia. Si parla di condivisione “virtuale” perché i vari attori non sono direttamente interconnessi per mezzo di una rete privata; al contrario, condividono l'energia attraverso l’infrastruttura pubblica, con un calcolo basato su un bilancio energetico.
La crescita delle Comunità energetiche nel mondo
Nel mondo si moltiplicano gli investimenti per le comunità energetiche rinnovabili. Solo negli Stati Uniti, secondo quanto riportato dal Dipartimento del Tesoro, dopo la firma dell'Inflation Reduction Act nel 2022, gli annunci di investimenti nell'energia pulita nelle comunità energetiche sono aumentati a 5 miliardi di dollari al mese (erano 2 prima della riforma). In Europa sono state invece la Direttiva Europea RED II (2018/2001/UE) e il pacchetto “Clean energy for all Europeans” adottato dalla Commissione UE nel 2019 a dare i primi impulsi alla diffusione delle comunità energetiche. Secondo uno studio pubblicato su Nature a gennaio 2023, nei 26 Stati membri analizzati ci sarebbero oltre 9200 comunità energetiche. Più della metà di queste si trovano in Germania.
In Italia, secondo il rapporto Energia e Clima in Italia del Gestore Servizi Energetici (GSE) pubblicato a maggio 2023 alla fine del 2022 erano registrate 21 comunità energetiche rinnovabili. Siamo solo all'alba di questo movimento. Secondo le analisi dell’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano, riportate nell'Electricity Market Report, si stima che entro il 2025 le comunità energetiche italiane saranno 40mila, coinvolgendo circa 1,2 milioni di famiglie, 200mila uffici e 10mila piccole e medie imprese (PMI). Di conseguenza, è prevista l'istituzione di 10mila nuove comunità energetiche nel corso dei prossimi cinque anni, anche grazie ai blocchi legislativi ora superati. Il tema comunità energetiche è stato inoltre centrale durante la scorsa edizione di KEY - The Energy Transition Expo, il più importante evento europeo dedicato alla transizione energetica, che si terrà a Rimini il 27 febbraio 2024.
Finalmente in vigore Decreto CER
Dopo mesi di stallo legislativo per lo sviluppo delle comunità energetiche italiane, il 24 gennaio 2024 è entrato finalmente in vigore il Decreto CER. Come previsto dal provvedimento, entro 30 giorni sono state approvate le regole operative per accedere agli incentivi. Il 23 febbraio MASE ha infatti approvato il documento del GSE, che disciplina le modalità e le tempistiche per accedere ai benefici economici previsti dal decreto CER. Le regole, oltre che dal sito del Ministero, sono consultabili anche dal sito del GSE. Sarà invece compito di quest’ultimo, soggetto gestore della misura, mettere in esercizio i portali attraverso i quali sarà possibile presentare le richieste. Il GSE ha pertanto già annunciato che i portali saranno operativi l’8 aprile 2024. Infine, sarà presto online sul sito del GSE anche un simulatore per la valutazione energetica ed economica delle iniziative, mentre è già disponibile la mappa interattiva delle cabine primarie su territorio nazionale.
Gli incentivi previsti dal decreto CER
Il testo individua due vie alternative, ma tra loro cumulabili, per incentivare lo sviluppo delle CER. Il primo è un contributo a fondo perduto fino al 40% dei costi ammissibili, finanziato dal PNRR e rivolto alle comunità i cui impianti sono realizzati nei comuni sotto i cinquemila abitanti. Una misura che supporterà lo sviluppo di 2 gigawatt complessivi. La seconda strada è una tariffa incentivante sull’energia rinnovabile prodotta e condivisa per tutto il territorio nazionale. Pertanto, il provvedimento promuoverà la realizzazione di impianti di produzione di energia rinnovabile per una capacità complessiva di 5 GW.
Secondo quando riportato dalle FAQ pubblicate dal Ministero, per poter accedere agli incentivi previsti per le CER gli impianti di produzione da fonte rinnovabile devono avere potenza non superiore a 1 MW. Tali impianti sono generalmente di nuova costruzione, anche se possono far parte di una CER impianti già realizzati, purché entrati in esercizio successivamente alla data del 16 dicembre 2021 (data di entrata in vigore del D.lgs. 199/2021) e comunque successivamente alla regolare costituzione della CER. Inoltre, ai fini dell’accesso ai benefici previsti dal Decreto di incentivazione, gli impianti non devono beneficiare di altri incentivi sulla produzione di energia elettrica.
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